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Le piante in casa migliorano l'aria

Gli ambienti chiusi, nei quali trascorriamo gran parte del nostro tempo, spesso contengono potenziali sorgenti di inquinamento con i quali noi entriamo in contatto, senza esserne consapevoli.

  • Emanuela Celona
  • Giugno 2019
  • Mercoledì, 29 Maggio 2019
Sansevieria_trifasciata_'Laurentii' | CC_ Mokkie [CC BY-SA 3.0 (httpscreativecommons.orglicensesby-sa3.0)] Sansevieria_trifasciata_'Laurentii' | CC_ Mokkie [CC BY-SA 3.0 (httpscreativecommons.orglicensesby-sa3.0)]

Si definisce, infatti, 'inquinamento indoor', quella forma di alterazione ambientale che interessa i luoghi chiusi e che è determinato da comportamenti o fattori messi inconsapevolmente in atto: ne sono un esempio, la scorretta abitudine di non areare gli ambienti quando si cucina o si utilizzano deodoranti, o prodotti per la pulizia domestica; oppure la presenza di materiali di costruzione o di mobilio da arredo che contengono e sprigionano determinate sostanze inquinanti.

L'inquinamento indoor è responsabile del 2,7% del carico globale di malattia nel mondo (fonte Global Health Risks: Mortality and burden of disease attributable to selected major risks WHO, 2009): in generale, i bambini sono i gruppi che ne subiscono di più le conseguenze tant'è che, in Europa, questa forma di inquinamento è responsabile del 4,6% delle morti nei bambini da 0 a 4 anni, soprattutto per infezioni respiratorie acute. Mentre in Italia, molte malattie croniche sono correlate a diversi aspetti della qualità dell'aria degli gli spazi chiusi, per cui il danno economico e sociale attribuibile all'inquinamento indoor è verosimilmente rilevante.

La sindrome dell'edificio malato

Sul portale del Ministero della Sanità si legge che la Sindrome dell'edificio malato (Sick building syndrome - SBS) indica un quadro sintomatologico ben definito, che si manifesta in un elevato numero di occupanti edifici moderni o recentemente rinnovati, dotati di impianti di ventilazione meccanica e di condizionamento d'aria globale (quindi, senza immissione di aria fresca dall'esterno) e adibiti a uffici, scuole, ospedali, case per anziani, abitazioni civili.
Sebbene i sintomi siano di modesta entità, i casi di questa sindrome che si verificano in ambienti lavorativi possono avere un costo più elevato di alcune malattie gravi e a prognosi peggiore, a causa del significativo calo della produttività: alcuni studi italiani hanno focalizzato l'attenzione proprio sui costi, in termini puramente economici, di episodi di SBS, confermandone l'elevato impatto sociale.

Quanto costa, in termini economici

Una prima valutazione è stata condotta nel 2001 dal Ministero della Sanità, in un'indagine che ha tenuto conto solo degli effetti diretti, focalizzando l'attenzione sugli inquinanti che causano un effetto più grave sulla salute e per i quali, all'epoca, esistevano delle evidenze molto concrete sulla relazione esposizione - effetto e sono saltati sul banco degli imputati: gli allergeni indoor (acari, muffe, forfore animali), il radon, il fumo passivo, il benzene e il monossido di carbonio. Il risultato della ricerca condotta diede un costo complessivo annuo, attribuibile all'inquinamento indoor, superiore a 152 -234 milioni di euro.
Nella realtà il danno economico e sociale attribuibile all'inquinamento indoor in Italia è verosimilmente più elevato di quello riportato nell'indagine che non ha valutato i costi indiretti come, ad esempio, il calo della produttività: sono infatti a rischio di inquinamento indoor tutti gli ambienti chiusi, a partire dai luoghi di lavoro.

Le contro-misure

In Italia, non esiste ancora una politica globale e integrata sull'inquinamento indoor, e neppure un quadro normativo di riferimento. Nel 2010, l'Istituto Superiore di Sanità ha però istituito il Gruppo di Studio Nazionale (GdS) Inquinamento Indoor, a cui partecipano i Ministeri della Salute, dell'Ambiente, del Lavoro, le Regioni, gli enti locali e molti istituti di ricerca, con lo scopo di fornire documenti tecnico-scientifici condivisi che consentano azioni armonizzate a livello nazionale.
Una ricca bibliografia di riferimento pubblicata sul sito Gruppo di Studio illustra tutti gli studi e le ricerche in cui lo stesso Gruppo si è cimentato: dalla presenza di presenza di CO2 (anidride carbonica) e H2S (acido solfidrico) in ambienti indoor, alle strategie di monitoraggio dei composti organici volatili (COV) e degli inquinanti di origine biologica, allo studio dei parametri microclimatici, fino allo studio della concentrazione delle fibre di amianto aereodisperse in ambienti chiusi, e solo per citarne alcuni.

Cosa inquina e in che modo

I processi di combustione sono sicuramente i primi fattori inquinanti: pensiamo al fumo di tabacco passivo, ai processi di combustione di petrolio, gas, cherosene, carbone, legno.
Ricerche di chimica analitica hanno dimostrato che il fumo di tabacco passivo contribuisce all'inquinamento degli ambienti chiusi poichè apporta significative concentrazioni di nicotina, sostanze irritanti, tossiche e cancerogene, mentre i processi di combustione per la cottura dei cibi e il riscaldamento degli ambienti contribuiscono all'aumento della concentrazione di ossido e biossido di azoto (NO e NO2), anidride carbonica (CO2) e monossido di carbonio (CO).
Dalla combustione delle biomasse derivano emissioni di inquinanti chimici pericolosi, come: monossido di carbonio (CO), composti organici volatili (COV), particolato fine carbonioso (soot) e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Le sostanze in grado di alterare la qualità dell'aria indoor vengono classificate dal Ministero della Salute in agenti chimici, fisici e biologici: provengono in parte dall'esterno (inquinamento atmosferico outdoor, pollini), ma molti sono prodotti da fonti interne  cui rientrano gli occupanti (uomo e animali), la polvere (ottimo ricettacolo per i microrganismi), le strutture, i materiali edili, glia arredi, gli impianti (condizionatori, umidificatori, impianti idraulici), etc.

Piccole regole, grandi risultati

A volte, poche regole semplici possono migliorare la qualità dell'aria degli ambienti in cui viviamo.
L'Istituto Superiore di Sanità ne ha indicati alcune in un opuscolo "L'aria della nostra casa, come migliorarla?" che intende fornire ai cittadini una guida chiara, semplice e pratica per difendersi dagli agenti inquinanti che possono alterare le caratteristiche ambientali dei luoghi chiusi.
Tra le buoni abitudini, ad esempio, c'è quella di non eccedere con prodotti per la pulizia domestica, quali detergenti e detersivi, e neppure con deodoranti, diffusori di profumi, incensi e candele profumate. E' poi sempre consigliabile leggere attentamente le etichette dei prodotti usati, rispettando i consigli sull'uso e sulle dosi indicate, senza mai procedere con strane e 'proprie' miscele.
E' altrettanto importante cambiare frequentemente l'aria di casa aprendo le finestre più lontane dalle strade trafficate, soprattutto quando si hanno arredi nuovi; così come lasciare decantare all'aperto gli abiti appena ritirati dalla lavanderia; prestare attenzione nella scelta dei materiali impiegati in ristrutturazioni, come vernici e adesivi; usare in modo consapevole i materiali da bricolage; limitare l'uso degli insetticidi e dei fertilizzanti delle piante d'appartamento.
E, a proposito delle piante, proprio da queste può arrivare un aiuto sorprendentemente prezioso per migliorare l'aria di casa.

Una pianta non vive mai sola

Che una pianta (anche in vaso) viva sempre in compagnia di batteri e di funghi che popolano il proprio terreno è una cosa piuttosto nota, ma lo ha spiegato bene Alessandra Melloni, biologa e docente di lungo corso, relatrice di un interessante appuntamento intitolato "Coltivare aria buona" e ospitato dalla Casa dell'Ambiente di Torino.

Secondo la Melloni, trasformare gli spazi chiusi in piccole serre domestiche può portare a benefici importanti anche per la nostra salute, come ha sostenuto Kamal Mattle, ambientalista e autore di una ricerca scientifica indiana piuttosto nota, che ha dimostrato il potere benefico di tre sole piante da appartamento. A registrare il miglioramento della qualità dell'aria degli ambienti interni, a Kamal Mattle sono serviti 15 anni di sperimentazione, alla fine della quale i risultati sono stati illustrati in occasione di una conferenza della serie TED Talks.
Le piante 'miracolose', illustrate da Mattle sono tre: la Palma areca (Chrysalidocarpus lutescens), la Lingua della suocera (Sansevieria trifasciata)  e la Money plant (Epipremnum aureum).

 

 

La Melloni, invece, ha allargato lo sguardo su due famiglie: le Palmacee, facili da coltivare nei luoghi luminosi ma anche in penombra, e le Dracaenae, ideali per ambienti piuttosto bui, come i corridoi.
Tra le palmacee, è consigliabile di provare a cimentarsi con la coltivazione in vaso di: palma Areca o palma delle canne (Dypsis lutescens), ideale nel soggiorno; palma Lady o Rhapis excelsa, perfetta in soggiorno e in bagno; palma di bamboo o Chamaedorea seifrizii, adatta ad ambienti quali gli uffici; palma da datteri nana, ovvero Phoenix roebelenii, che bene si adatta anche ad ambienti esterni.
Tra le Dracaenae, invece, sarebbero da prediligire: la dracaena a stelo di granoturco, più nota come 'tronchetto della felicità' o altrimenti detta Dracaena Fragrans; la Janet Gaig Dracaena deremensis 'Warneckii'; la Dracaena marginata, una pianta davvero poco esigente capace di assorbire importanti quantità di benzene.

Le palmacee e le dracaenae non esauriscono i generi di piante che possiamo coltivare in ambienti chiusi.
A queste, infatti, vanno aggiunte: l'edera, ideale per assorbire sostanze tossiche e abbellire pareti esterne; il falangio o nastrino o pianta ragno, molto facile da coltivare che ama essere esposto alla luce; il photos, molto facile da coltivare e, infine, la Sansevieria trifasciata, una pianta che può stare anche in camera da letto perché, se tenuta con terreno bello secco, libera ossigeno anche di notte.

Ora, che ci si limiti a coltivare solo le tre piante usate a fini sperimentali da Kamal Mattle, oppure che si preferisca scegliere in famiglie vegetali più ampie, il messaggio è sempre lo stesso: avere piante in casa fa bene all'ambiente e alla nostra salute.

 

 

 

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