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Non è soltanto una cannuccia di plastica

Nel 2050 nei nostri mari ci sarà più plastica che pesci. Delle 8,5 milioni di tonnellate che, ogni anno, finiscono nei mari del mondo, vi sono anche le 500 milioni di cannucce utilizzate una sola volta e finite nella spazzatura, solo negli Stati Uniti. Un serio problema, come tutti i prodotti che contengono plastica e vengono buttati dopo un solo utilizzo. 

  • Emanuela Celona
  • Settembre 2018
  • Martedì, 11 Settembre 2018
 Foto Pixabay Foto Pixabay

Quante volte, al bancone di un bar, abbiamo preso - senza pensarci troppo - una cannuccia? Per nessun motivo in particolare, ma solo perché sono colorate e divertenti se unite a una bibita? Bene, anzi, male: perché questo gesto di poco conto, comporta devastanti conseguenze per il Pianeta che condividiamo con il resto dell'umanità.

Le cannucce di plastica sono, infatti, il quinto tipo di rifiuto più trovato sulle spiagge di tutto il Mondo. Non riciclabili, la loro 'fine' è solitamente nelle discariche, nelle strade abbandonate e si aggiungono agli 8,5 milioni di tonnellate di detriti di plastica rinvenuti ogni anno negli oceani. Descrive molto bene il fenomeno 'Straws', un film passato qualche tempo sugli schermi del Festival Cinemambiente di Torino e girato da Linda Booker. 

(STRAWS documentary film official trailer from By the Brook Productions on Vimeo).

La regista nel documentario ha intervistato, tra gli altri, Jackie Nunez, fondatrice del movimento The Last Plastic Straw; alcuni proprietari di ristoranti aderenti alla regola "Straws by Request Only" e i ricercatori Turtle Nathan Robinson e Christine Figgener, studenti della Texas A & M University, che hanno salvato e filmato la rimozione di una cannuccia di plastica nel naso di una tartaruga marina che è diventata virale nel 2015. Questo video ha aperto la strada a più movimenti in tutto il mondo - #NoStrawChallenge #SinPajillaPorFavor - che tentano di indurre un cambiamento nelle coscienze di tutto il Mondo, cannuccia dopo cannuccia. 

(Il video contiene immagini forti, sconsigliate a un pubblico facilmente impressionabile)

Le cannucce di plastica, come tutti i prodotti monouso che contengono plastica sono un grosso problema perchè non accompagnati da una efficace raccolta differenziata nelle città, soprattutto quelle del sud est asiatico dovo sono largamente utilizzati. Gli imballaggi di piccole dimensioni, come tutti gli imballaggi in genere - per la loro caratteristica di assemblare più plastiche - finiscono in discarica o nell'inceneritore (quando va bene) oppure abbandonati nell'ambiente dopo aver finito la loro funzione monouso. 

Soffocati dalla plastica

Residui di plastica sono stati trovati ovunque, nei mari e negli oceani. Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell'erosione e delle correnti. Questi frammenti, che possono raggiungere anche dimensioni inferiori ai 5 mm di diametro, costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci e uccelli marini poiché scambiati per cibo. Per questo, almeno 115 specie marine sono a rischio, dai mammiferi agli anfibi.

Di questi rifiuti di plastica, dobbiamo poi tener presente che solo l'1% raggiunge le coste o rimane intrappolata nei ghiacci artici. Del restante 99%, stimato intorno a centinaia di migliaia di tonnellate, si sa ancora troppo poco. Una sorta di buco nero che lascia intravedere un dramma ecologico. Non essendo biodegradabile, la plastica non scompare, semplicemente si rompe in microparticelle tossiche, in gran parte invisibili all'occhio umano.
Alcune tracce di questi materiali hanno inoltre intaccato la nostra catena alimentare, mettendo a rischio anche la nostra salute.

La produzione plastica ha superato la maggior parte dei materiali artificiali e da tempo è stata sottoposta a controllo ambientale. Tuttavia, mancano informazioni globali solide, in particolare sul loro destino di fine vita. Identificando e sintetizzando i dati dispersi sulla produzione, l'uso e la gestione della fine del ciclo di vita delle resine polimeriche, delle fibre sintetiche e degli additivi, presentiamo la prima analisi globale di tutte le materie plastiche prodotte in serie. Si stima che fino ad oggi siano stati prodotti 8300 milioni di tonnellate (Mt) di materie plastiche vergini. A partire dal 2015 sono stati generati circa 6300 Mt di rifiuti plastici, di cui circa il 9% è stato riciclato, il 12% è stato incenerito e il 79% è stato accumulato nelle discariche o nell'ambiente naturale. Se le attuali tendenze di produzione e gestione dei rifiuti continuano, circa 20.000 tonnellate di rifiuti di plastica saranno nelle discariche o nell'ambiente naturale entro il 2050. (FonteScience Advances)

Questo perchè, insieme alle esigenze di salvaguardia e mantenimento della vita degli oceani, ci sono interessi economici e industriali molto potenti, tanto da rendere reale un'area come il Great Pacific Garbage Patch (GPGP): situata a metà strada tra le Hawaii e la California, è conosciuta la più grande zona di accumulo di plastica oceanica sulla Terra. Qui galleggiano 1.800 miliardi di pezzi di plastica del peso di 80.000 tonnellate, secondo la mappatura di tre anni condotta da un team internazionale di scienziati affiliati a The Ocean Cleanup Foundation, sei università e una compagnia di sensori aerei (Fonte: Scientific Reports). I risultati dello studio hanno rivelato che il GPGP, definito come l'area con più di 10 kg di plastica per km2, misura 1,6 milioni di chilometri quadrati, tre volte la dimensione della Francia continentale.

 

Plastica, come liberarsi dall'invasione?

Progetti come The Ocean Cleanup - un'organizzazione senza scopo di lucro che ha sviluppato tecnologie avanzate per liberare gli oceani di plastica del mondo – o come Plastic Oceans – un movimento globale che invita a ripensare la plastica all'insegna dello slogan #RethinkPlastic – svolgono egregiamente la propria missione. Basta digitare in qualsiasi motore di ricerca la parola 'plastica' per comprendere quanti movimenti internazionali si stiano muovendo a tutela dei nostri mari.

A partire dalla storia di Alex e Andrew che grazie alla loro passione per il surf e facendo un viaggio a Bali, in Indonesia, si sono posti l'ambizioso obiettivo di cambiare il destino dell'oceano. Allibiti dalla quantità di plastica galleggiante sulla cresta delle onde, hanno inventato un modo per finanziare gli sforzi di pulizia desiderati. È così che è nato il bracciale 4ocean: realizzato con materiali riciclati, ogni braccialetto acquistato finanzia la rimozione di 1 chilo di spazzatura dall'oceano e dalle coste. In meno di 2 anni, 4ocean ha rimosso più di 517 tonnellate di spazzatura dall'oceano e dalle coste e attualmente opera in più Paesi, impiegando oltre 150 persone in tutto il mondo.

Oppure il movimento internazionale World Cleanup Daynato in Estonia nel 2008 con l'intento di realizzare l'altrettanto ambizioso progetto di ripulire il proprio Paese in un solo giorno. Ebbene 50mila persone, in sole cinque ore, hanno liberato le strade, le città e le foreste da 10mila tonnellate di rifiuti illegali! Da quel momento in poi, l'esperienza estone ha coinvolto tantissime organizzazioni, prima in Europa e poi in tutto il mondo: a oggi, in 96 Paesi è presente una delegazione che condivide il messaggio e i valori alla base di questo progetto, calandoli nella propria realtà. E ogni anno ciascuna delegazione nazionale organizza un grande evento di pulizia, il Clean Up Day durante il quale si tenta di portare all'attenzione di tutti l'importanza della salvaguardia del bene comune e di uno sviluppo sostenibile.

Plastica, la situazione in Italia

Un recente studio di Legambiente sui rifiuti delle spiagge italiane conferma che la plastica è il materiale più trovato (84% degli oggetti rinvenuti) - seguita da vetro/ceramica (4,4%), metallo (4%), carta e cartone (3%) - per un totale medio di 670 rifiuti ogni 100 metri. Nella top ten dei rifiuti, troviamo: reti per la coltivazione di mitili, tappi e coperchi, frammenti di rifiuti, bottiglie e contenitori, bastoncini cotonati, stoviglie usa e getta e frammenti di polistirolo.

Senza dimenticare i mozziconi di sigaretta, portati alla ribalta della cronaca internazionale durante l'estate appena trascorsa, come il rifiuto più importante prodotto dall'uomo: ancora più devastante della plastica. Peccato ignorare che la maggior parte dei 5,6 mila miliardi di sigarette prodotte nel mondo ogni anno, vengono realizzate con filtri fatti di acetato di cellulosa, un tipo di plastica che può impiegare più di dieci anni a decomporsi (Fonte: www.nbcnews.com/news). Ed ecco che torniamo daccapo.

Fortunatamente, anche in Italia, diverse associazioni ambientaliste hanno lanciato il grido di dolore degli oceani – dalla petizione del WWF #plasticfree a quella di Greenpeace 'Salviamo i mari'- affinché il pubblico comprenda seriamente i problemi causati dall'inquinamento della plastica e possa divenire parte attiva della soluzione. Su questa convinzione, anche il nostro Paese partecipa al World Cleanup Day 2018, una grande azione civica positiva in programma, quest'anno, il 15 settembre che vede i cittadini di 150 Paesi schierati contro il problema della spazzatura globale e ripuliranno il mondo dai rifiuti. Nelle edizioni precedenti, già 17 milioni di persone hanno aderito al movimento globale, ripulendo oltre 500.000 tonnellate di immondizia in oltre 100 paesi, salvando vite, migliorando la salute e riducendo i costi.

Chiunque può aderire al movimento e divenire portatore sano di un nuovo concetto di rifiuto. Let's Do It! Italy  è il nome del movimento che organizza il Cleanup Day e che vuole modificare il rapporto tra la società e il modello di produzione e distribuzione salvaguardando le vocazioni del territorio, ripensare l' uso delle risorse e lo smaltimento dei rifiuti, nell'ottica della riduzione di questi ultimi, del riuso dei prodotti e dei materiali, della riprogettazione delle dinamiche di produzione dei beni di consumo. L'impatto che ciascuno di noi può avere sulla propria comunità di riferimento non è affatto da sottovalutare. Il che significa che ognuno di noi può fare qualcosa per un mondo più pulito e migliore.

 

Essere romantici ai tempi della differenziata - #LDIMSpot2015 #2 from Let's Do It! Italy on Vimeo.

 

Leggi anche 'I parchi contro le plastiche negli ambienti marini' oppure 'Come il guardiaparco scopre chi abbandona rifiuti sul Po'.

Lettura consigliata: 'Un mare di plastica' di Federico Borgogno (vai al Segna-Libro)

 

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