Con una doppia votazione in sessione plenaria, il 24 e 25 novembre scorsi, il Parlamento europeo ha approvato il testo di un Regolamento che vieta l'utilizzo del piombo all'interno delle aree umide. Se non ci saranno rallentamenti e ostacoli le nuove norme potrebbero entrare in vigore da gennaio 2023 in 30 Paesi dello Spazio Economico Europeo (SEE).
C'è anche l'uomo tra le vittime del piombo
Secondo l'ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) il piombo è causa di morte diretta e indiretta per milioni di animali ogni anno. Oltre alla vittime dirette, infatti, bisogna calcolare anche quelle causate dagli effetti indiretti, derivanti dall'accumulo di questo metallo tossico nell'ambiente. E' stato calcolato che il danno economico per l'UE, causato dalla mortalità indiretta della fauna, ammonta a 105 milioni di euro ogni anno. In questo lasso di tempo, infatti, sono ben 7.800 le tonnellate di piombo che si depositano nelle zone umide, avvelenando la selvaggina, l'acqua e le specie vegetali, ed entrando nella catena alimentare con conseguenze negative anche per l'uomo.
Il piombo si accumula sui bassi fondali dove viene ingerito dagli uccelli e dai pesci, che lo scambiano per cibo oppure per sassolini, utili nel processo digestivo. Gli animali che si trovano al vertice della catena alimentare, come i rapaci, si nutrono di questi animali o delle carcasse degli esemplari colpiti, finendo per ingerire a loro volta il piombo. Si tratta di un fenomeno che in Italia è stato ampiamente osservato nel delta del Po dove, tra le sue vittime, ci sono in particolare i fenicotteri e dove il problema impone alle amministrazioni la necessità di attuare costose bonifiche dei fondali delle lagune.
L'effetto tossico derivante dall'accumulo di questo metallo è infatti devastante. Provoca il saturnismo, grave malattia il cui nome deriva dal dio greco degli alchimisti, Saturno appunto. Dal contatto, inalazione o ingerimento prolungati del piombo derivano patologie cardiovascolari, renali, dell'apparato digerente e del sistema nervoso, che possono portare al coma e alla morte. Il saturnismo è la tipica malattia professionale dei tipografi, che in passato maneggiavano caratteri mobili in piombo, ed è considerata all'origine della pazzia di alcuni pittori famosi, come Van Gogh o Goya che utilizzavano colori a base di questo metallo che inalavano o ingerivano, per l'abitudine di inumidire con la lingua la punta del pennello.
L'importanza delle zone umide
Le zone umide, beneficiarie di questa attesa riforma normativa, sono siti di notevole valore e pregio naturalistico, la cui conservazione in buono stato di salute è la condizione per un elevato livello di biodiversità e una efficiente rete ecologica sul territorio.
Si tratta di una varietà di ambienti che la Convenzione di Ramsar (che riunisce 168 Paesi e ha come obiettivo la tutela delle zone umide) definisce come "aree di prati umidi, paludi, torbiere o aree inondate, sia naturali che artificiali, sia dolci che salmastre o salate, comprese le aree di acqua di mare la profondità delle quali a marea bassa non superi i sei metri".
Esse rappresentano uno degli ecosistemi più importanti della Terra, per ricchezza di biodiversità animale e vegetale, ma anche uno degli habitat più fragili: negli ultimi 50 anni ne sono andate perse circa il 50% nel mondo e, con esse, molte specie animali e vegetali.
Tra le loro tante qualità ci sono quelle di mantenere in equilibrio ecologico il territorio, migliorare la qualità delle acque filtrando gli inquinanti, fungere da "cuscinetto" in caso di inondazioni o alluvioni, rappresentare una riserva idrica ed una risorsa paesaggistica, culturale e turistica.
Importanti misure di protezione delle zone umide sono contenute in normative internazionali, nazionali e regionali. Tra le prime vi sono la "Direttiva uccelli" - che ha istituito le Zone di Protezione Speciale (ZPS) che comprendono numerose aree umide (in Piemonte ve ne sono 51) - e la "Direttiva Habitat" che ha creato la rete ecologica europea "Natura 2000" per proteggere la biodiversità degli habitat naturali. L'Italia ha ratificato la Convenzione di Ramsar, identificando sul territorio nazionale 50 zone umide considerate di "importanza internazionale". Per quanto riguarda il Piemonte, nel 2009 la nostra Regione ha approvato una delibera (n. 64-11892 del 28 luglio 2009) con cui ha assegnato alle Direzioni Agricoltura e Ambiente, con il supporto di Arpa Piemonte, l'incarico di organizzare un censimento delle zone umide presenti sul territorio regionale, predisponendo una cartografia e una banca dati specifiche.
"La banca dati delle Zone umide del Piemonte viene costantemente aggiornata, in collaborazione con ARPA, grazie ai dati che provengono dai progetti europei, dalle valutazioni di impatto ambientale e dagli stessi Enti di gestione delle aree protette" spiega Matteo Massara che si occupa della materia per il Settore Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte. "Per rendere disponibili i dati raccolti a chiunque sia interessato, la Regione Piemonte ha predisposto una cartografia che riporta la distribuzione delle aree umide regionali e realizzato un apposito servizio informativo geografico (web-GIS) liberamente consultabile online. Inoltre abbiamo realizzato la pubblicazione "Le zone umide del Piemonte" che riporta tutto il lavoro fatto, compresi dati e cartografie."
Quali attività state portando avanti a tutela delle aree umide in Piemonte?
"Un esempio concreto e recente di tutela di zone umide è stato il lavoro di ridelimitazione dei confini del SIC del 'Lago di Bertignano', un piccolo bacino posto nei pressi del Lago di Viverone, tra le Provincie di Biella e Torino che presenta, intorno all'omonimo lago, una grossa varietà di piccole zone umide dove sono presenti diverse specie animali e vegetali di grande interesse conservazionistico. E' stato un lungo processo, che ha coinvolto le amministrazioni locali, al termine del quale sono state inglobate nella zona protetta alcune aree umide molto interessanti precedentemente non comprese nei confini del SIC. Altre azioni importanti sono condotte nell'ambito del PITEM, con monitoraggi specifici su zone umide e specie rare".
In che cosa consistono queste azioni?
"PITEM sta per Piano Integrato Tematico Biodiv'Alp ed è un progetto che coinvolge tre regioni italiane (Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria) e due francesi (Auvergne-Rhône Alpes e Sud Provence-Alpes-Côte d'Azur) e si propone di proteggere e valorizzare la biodiversità di queste regioni alpine. Il piano si compone di cinque progetti. Nell'ambito del secondo progetto (COBIODIV), per quanto riguarda le zone umide, nel 2020 abbiamo realizzato il monitoraggio degli habitat situati in ambienti umidi di alta quota (Habitat 7240 "Formazioni pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae") e di habitat di greto (Habitat 3230 "Vegetazione riparia arbustiva dei torrenti alpini a Myricaria germanica") nei territori della Rete Natura 2000 in diversi siti dalle Alpi Marittime e alle Alpi Cozie, caratterizzati dalla presenza di specie rare a rischio di estinzione. Invece il terzo progetto, GEBIODIV, ha previsto la tutela di torbiere in aree alpine mediante la costruzione di recinti che impediscano al pascolo di danneggiarle e il recupero di zone umide degradate poste sul greto dei fiumi. Questo obiettivo è stato perseguito con l'apertura di ben sedici cantieri sul territorio transfrontaliero che, in alcuni casi , prevedono la realizzazione di nuove aree umide o il recupero di quelle che stanno scomparendo. In Piemonte i lavori vengono eseguiti da imprese specializzate su incarico diretto degli enti di gestione delle aree naturali protette. In Valle Stura il progetto consentirà tra l'altro di ricostituire l'habitat naturale della Lisca minore (Typha minima), una pianta erbacea particolarmente rara, che vive sul greto del fiume."
Per approfondimenti
Sito Regione Piemonte - Le Zone umide del Piemonte
Pubblicazione "Le zone umide del Piemonte"
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