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Ecosistemi marini, attenzione al 'marine litter'

Si chiamano 'marine litter', ovvero rifiuti marini, e sono stati ritrovati nel contenuto stomacale di piccoli pesci pelagici del Mare Adriatico: sardine (Sardina pilchardus) e acciughe (Engraulis encrasicolus).

  • Lucrezia Cilenti
  • Febbraio 2019
  • Venerdì, 15 Febbraio 2019
 (Foto Jin Kemoole | FLICKR) (Foto Jin Kemoole | FLICKR)


Negli ultimi 50 anni la produzione di materiale plastico ha registrato un forte aumento raggiungendo i 311 milioni di tonnellate annue nel 2014.
Studi di previsione a lungo termine suggeriscono che nel 2050 la produzione annua sarà compresa tra gli 850 milioni di tonnellate e i 1124 milioni di tonnellate. A causa del suo ampio uso, della scarsa biodegradabilità e degli input crescenti, un'enorme quantità di plastica si sta accumulando negli ambienti marini portando ad una crescente preoccupazione per la conservazione dell'ecosistema marino. Infatti, la "Marine litter" (rifiuto marino) è stata introdotta dalla Marine Strategy Framework Directive (MSFD - Directive 2008/56/EC) come uno degli 11 descrittori per definire lo stato di qualità ambientale degli ecosistemi marini e mirare al raggiungimento del "buono stato ambientale" entro il 2020.

L'allarme maggiore viene generato dall'accumulo di grandi quantità di piccoli pezzi di plastica (<5 mm di diametro), noti come microplastiche, negli organismi marini. Le microplastiche potrebbero rappresentare una minaccia per l'integrità degli ecosistemi marini e per la loro conservazione, dettata dalla loro capacità di assorbire le sostanze chimiche inquinanti dall'acqua e di rilasciarle poi nell'ambiente. Inoltre, possono rappresentare un vettore per la diffusione di microrganismi alieni.

Recenti studi hanno dimostrato che le microplastiche vengono ingerite da un gran numero di organismi marini, penetrando nella rete trofica marina influenzando le abitudini alimentari, la riproduzione e la respirazione delle specie. Le microplastiche sono state trovate nel sistema digestivo di varie specie di pesci, compresi i pesci pelagici di piccola taglia.
Questo studio, infatti, indaga i rifiuti marini e le microplastiche nei contenuti stomacali delle due specie commerciali più importanti nel Mare Adriatico, le sardine (Sardina pilchardus) e le acciughe (Engraulis encrasicolus).

Le sardine e le acciughe svolgono un ruolo ecologico chiave negli ecosistemi costieri, trasferendo energia dal plancton a livelli trofici più elevati fino a noi attraverso la dieta. I dati ottenuti in questo studio hanno evidenziato che oltre il 90% delle sardine e delle acciughe analizzate ha ingerito i rifiuti marini. La frazione microplastica è rappresentata da percentuali che vanno dal 18% nelle acciughe al 33% nelle sardine rispetto alla marine litter ingerita.

I risultati presentati in questo studio devono essere considerati come preliminari in quanto approfondimenti circa i meccanismi di assunzione delle particelle plastiche nelle specie commerciali sono tuttora in corso. Ulteriori valutazioni sono necessarie per capire in che modo la contaminazione da microplastiche dei pesci potrebbe influenzare la salute umana attraverso il consumo.
Un possibile suggerimento per ridurre l'assunzione di rifiuti plastici da parte degli esseri umani è quello di eviscerare gli organismi prima del consumo!


*Team Ricerca afferente all'IRBIM CNR sede di Lesina , BIOCENTER RESEARCH CENTER di Orbetello, Università del Salento (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali) e CoNISMa Authorship: Monia Renzi;Antonietta Specchiulli;Andrea Blašković;Cristina Manzo;Giorgio Mancinell; Lucrezia Cilenti. 

Articolo pubblicato sulla rivista scientifica "Environmental Science and Pollution Research" Springer Edition.

 

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