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Riflessioni sull'ecologia del diritto

Quando le risorse ambientali diventeranno soggetti di diritto e dunque considerate un valore per la nostra collettività? Ripercorrendo la storia dei fondamenti del sistema giuridico occidentale, un dialogo tra Ugo Mattei e Michelangelo Pistoletto ha spiegato come arte e giurisprudenza possano essere utili al nostro Pianeta

  • Emanuela Celona
  • Maggio 2017
  • Domenica, 30 Aprile 2017
Riflessioni sull'ecologia del diritto

Quando le risorse ambientali diventeranno soggetti di diritto e dunque considerate un valore per la nostra collettività? A questa domanda domanda hanno tentato di rispondere - durante un appuntamento dell'ultima edizione di Biennale Democrazia, tenutasi a Torino il mese scorso - Ugo Mattei, giurista e professore di diritto all'Università di Torino e della California, insieme con Michelangelo Pistoletto, artista contemporaneo di fama internazionale.

La risposta non si è fatta attendere: il diritto è l'unico strumento in grado di governare le risorse ambientali che però devono essere considerate un bene comune, in un contesto culturale che riconosca alla Terra la dignità di esistere non esclusivamente per fini di utilità produttiva, come invece avviene oggi. 
Le crisi ambientali, economiche e sociali del nostro tempo sono infatti imputabili a un sistema giuridico basato su una concezione del mondo obsoleta ma il diritto può divenire parte integrante dello sforzo di miglioramento del mondo, anziché strumento di accelerazione della sua distruzione.

Nel corso della storia, siamo passati attraverso epoche in cui le risorse ambientali sono diventate patrimonio di poche persone in un processo volto a superare condizioni di vita molto dure (pensiamo all'epoca medievale o alla prima Rivoluzione industriale) dove i beni comuni si sono trasformati in capitale economico di pochi.
Secondo il professore Ugo Mattei, oggi siamo di fronte a una necessità contraria: essendo in presenza di capitale naturale in mano di pochi, abbiamo bisogno che le risorse ambientali tornino a essere un bene comune attraverso una ridefinizione del processo di governance che si basi sul dialogo e l'inclusione dei vari attori interessati, e non sui rapporti di forza come invece avviene.

Sopratutto, il 'diritto' deve tornare a essere percepito come ecologico - ovvero coerente con i principi ecologici che sostengono la vita sul pianeta - e non concentrato nelle mani di un potere centralizzato: per questo deve vivere anche in spazi contestati perché è in tali contesti che il diritto viene portato avanti e può crescere, senza prescindere da basi ecologiche e conoscenza della sostenibilità. Quella annunciata dal professor Mattei è una revisione profonda dei fondamenti stessi del sistema giuridico occidentale, una sorta di rivoluzione copernicana del diritto, con forti implicazioni per il futuro del nostro pianeta.

Dalla natura possiamo sempre imparare molto, seguendo un'ecologia del diritto e lo dimostrerebbero anche gli ultimi studi sulla biologia delle piante che si sono soffermati sulla loro vita e organizzazione per conoscere e capire logiche di condivisione e di approvvigionamento che potrebbero essere utili anche alla governance politica dei giorni nostri. Secondo quanto affermato dal professore Mattei bisogna dunque ripartire dal controllo delle risorse e su questo concetto gli ha fatto eco Michelangelo Pistoletto, da tempo impegnato a riflettere sul rapporto uomo-natura e convinto sostenitore di una visione artistica che contempla l'arte come strumento di creazione di beni comuni.

Pistoletto è l'inventore del 'triplo cerchio' o 'Terzo Paradiso': una figura che pone in mezzo al concetto di 'infinito' (rappresentato da due cerchi) quello di 'finito' (rappresentato da un terzo cerchio). Questo terzo elemento rappresenta per l'artista la durata delle cose e dunque la vita stessa, che per definizione ha un termine ed è 'finita'. Il Terzo Paradiso è un elemento che si pone in mezzo ai due cerchi laterali e che li tiene in equilibrio, e che vorrebbe far riflettere l'umanità sulla propria responsabilità nei confronti della finitezza delle risorse che offre la Terra.

Secondo l'artista, la rappresentazione del 'Terzo Paradiso' viene dopo il concetto di un 'Primo Paradiso' (che è quello naturale) e di un 'Secondo Paradiso' (che è invece quello artificiale, creato dall'uomo) e si presenta, oggi, all'umanità come nuova proposta di compromesso per una convivenza possibile, tra uomo e natura.

 

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