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Dove passa la guerra, cosa succede agli animali?

L'Ucraina è ricca di innumerevoli e diversificati ambienti naturali e ospita alcune delle specie più rare e minacciate d'Europa, delle quali è diventata la loro roccaforte: gli intensi bombardamenti sui siti a elevato valore naturalistico lasceranno segni indelebili anche sulla biodiversità di questi luoghi. 

 

  • di Paola Viviana Trovò
  • Marzo 2022
  • Venerdì, 11 Marzo 2022
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Dove passa la guerra, cosa succede agli animali?

 

La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali

(Mahatma Gandhi)

 

Dopo 70 anni di pace - forse data per scontata - è guerra in Europa: è molto vicina, e per questo scuote ancora di più le coscienze di tutti noi. In attesa di un accordo di Pace, tutti i media parlano di una catastrofe umanitaria ed economica, ma quasi tutti dimenticano le conseguenze drammatiche che questo conflitto ha anche sulla natura e sugli animali.

Di recente il nostro ministero della Sanità è intervenuto con una circolare per sanare, almeno in parte, la dimenticanza e ha comunicato che gli animali domestici al seguito di rifugiati ucraini possono entrare in Italia anche senza passaporto europeo, previa comunicazione ufficiale (via mail all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ).

Ma la guerra, anzi "le guerre" – attualmente sono almeno una cinquantina i conflitti sparsi in tutto il Mondo - sono anche un disastro ambientale ed ecologico con pesanti conseguenze sulla biodiversità, e non sempre recuperabili. Solo il Conflict and environment observatory (Ceobs) tenta di effettuare un monitoraggio di quanto sta accadendo ora in Ucraina dal punto di vista ambientale.

Distruzione, frammentazione e inquinamento di preziosi habitat, di suolo, aria e acqua sono solo alcune conseguenze in loco ma vi sono importanti effetti, a scala globale, anche sul clima. Il cambio di rotta sulle fonti energiche da utilizzare e di cui si sta discutendo molto per ovviare la dipendenza dalla Russia, sembra infatti non tenere conto del riscaldamento globale in atto soprattutto se le vie di fuga paventate diventano le centrali a carbone, oppure a olio pesante. Del resto, sappiamo che l'emergenza climatica non farà passi indietro, anche se l'uomo ha deciso di entrare in guerra.

Qui concentriamo la nostra attenzione sulle conseguenze che un conflitto bellico può avere sugli animali. 


Gli animali selvatici

L'Ucraina è un ponte fra l'Europa e l'Asia Centrale. Ricca di innumerevoli e diversificati ambienti naturali ospita alcune delle specie più rare e minacciate d'Europa e delle quali è diventata la loro roccaforte: il criceto euroasiatico (Cricetus cricetus), il citello (Spermophilus citellus), la puzzola delle steppe (Mustela eversmanii), il castoro europeo (Castor fiber), l'alce europea (Alces alces) e il più grande tra tutti gli erbivori del Vecchio Continente, il bisonte europeo (Bison bonasus), per citare solo alcuni degli esempi di una lunga lista.

Intensi bombardamenti su siti a elevato valore naturalistico - come la Snake Island nel Mar Nero o l'area vicino a Kherson, presi di mira per assumere il controllo del ponte sul Dnieper – hanno causato pesanti incendi nella Riserva della Biosfera del Mar Nero che lasciano segni indelebili sulla biodiversità.

Le guerre non permettono di tutelare la biodiversità dei luoghi e, una volta terminate, i Paesi coinvolti difficilmente hanno la possibilità di impiegare proprie risorse in politiche di conservazione.

Gli animali in gabbia

Non è difficile immaginare l'incubo che incombe anche sugli animali che si trovano in gabbie o negli allevamenti. Qui riportiamo alla memoria uno dei tanti che non ha potuto fuggire.

La storia di Marjan, il vecchio leone trovato in fin di vita nello zoo di Kabul, in Afganistan, fu esemplare: sopravvissuto prima ai bombardamenti della città, e poi sfigurato e reso cieco da un ultimo bombardamento. Destino che ha condiviso con gli altri "ospiti" dello zoo che, insieme a lui, furono ridotti alla fame.

Nella guerra in Ucraina, è già stato bombardato lo zoo di Kharkiv che ospitava oltre 2.000 animali.

Gli animali da compagnia

Cani, gatti e altri animali accolti nei "santuari" che offrono loro rifugio, esistono anche in Ucraina.

Uno per tutti, citiamo il rifugio del nostro connazionale Andrea Cisternino (Profilo FB), un fotografo che e si è trasferito in Ucrania nel 2009 e che ha salvato centinaia di cani randagi destinati alla soppressione in vista dell'organizzazione degli Europei di calcio. Successivamente, ha fondato un rifugio e non ha mai smesso di salvare animali e di denunciare, con la sua macchina fotografica, le violenze esercitate su chi non si può difendere. Ora, in pieno conflitto, ha deciso di non abbandonare il rifugio, situato a 45 minuti da Kiew, ed è rimasto in una zona di guerra con i suoi 400 animali.

Altre associazioni come OPIA e e LNDC si stanno organizzando per aiutare gli animali in Ucraina, ma anche i medici veterinari stanno facendo rete. 

Animali al fronte

Da sempre, e per i più vari motivi, gli animali sono al fianco dell'uomo, sia in tempi di pace che di guerra. Usati come strumenti militari, quali spie, portatori di bombe... Un tema poco trattato, ma non per questo marginale, che racconta storie di sofferenze nascoste.

L'argomento, largamente affrontato nel libro Bêtes des tranchées Des vécus oubliés dello storico Eric Baratay, è stato anche ricordato nel 2004 in occasione del novantesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale, quando la Gran Bretagna - che ancora oggi ha "Porton Down", il più grande centro di ricerca sulle armi basato su sperimentazione animale - ha innalzato un monumento sulla Park Lane, in onore degli animali che hanno sofferto e sono morti in guerra. Fu proprio durante la I Guerra Mondiale che, infatti, vennero utilizzati a scopo bellico moltissimi animali, forse in un numero senza pari nella storia.
Basti pensare che solo la Germania impiegò 6mila cani mentre l'Italia 3.500 e che morirono circa 8 milioni, tra cavalli, muli e asini.

Ma chi mai ha preso in considerazione questa sofferenza? Andrea Cisternino è solito dire: "Restiamo Animali", parafrasando il più celebre "Restiamo Umani" di Vittorio Arrigoni.
Il messaggio, in fondo, ha sempre lo stesso significato: la pace, per essere tale, deve essere per tutti gli essere viventi.

 

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