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La stagione dei divieti diffusi

«La catastrofe non è una questione di destino. È una questione di scelta». Dalle parole di Georges Monbiot, giornalista, accademico e ambientalista britannico, prendono spunto le riflessioni del solito guardiaparco solitario che macina sentieri alla ricerca di tracce animali. 

  • Luca Giunti
  • Gennaio 2022
  • Martedì, 25 Gennaio 2022
 Foto Pixabay Foto Pixabay

Terribili settimane di vincoli e restrizioni, queste di metà gennaio. Coincidenze nefaste e congiunzioni maligne incatenano comportamenti e attività che davamo per scontate, ovvie, normali e inalienabili come diritti acquisiti. Le regole antivirus dominano la scena da ormai 22 mesi e adesso si accompagnano a quelle contro un altro virus, la peste suina, che blocca escursionisti, ciclisti, cercatori di funghi, cacciatori.

Gli inverni piemontesi da anni limitano il traffico dei veicoli, l'utilizzo delle stufe, gli abbruciamenti forestali, a causa dello smog e delle inversioni termiche provocate da anticicloni persistenti e inesorabili. Da altrettanto tempo, gli stessi inverni stabiliscono decreti severi contro il pericolo degli incendi boschivi, favoriti da caldi anomali, aridità, venti impetuosi. Così, non si può più nemmeno fumare una sigaretta, usare strumenti che producano scintille, parcheggiare su cigli di strade coperte da erbe secche. Sembra che non si possa più fare nulla!

Restrizioni delle libertà che a volte vengono assimilate a dittature, stati di polizia, inaccettabili invasioni della sfera personale e dei diritti privati. Dove sta la verità? Difficile dirlo, ma c'è un fattore che accumuna queste cause e scolpisce i pensieri del solito guardiaparco solitario che macina sentieri alla ricerca di tracce animali. Parliamo di quattro fenomeni spietati con l'essere umano: due sono piccolissimi (i due virus), due grandissimi (inquinamento e siccità), sovrastati da un quinto che li abbraccia e che caratterizza questi decenni, la crisi climatica. Però tutti possiedono un minimo comune denominatore che proprio ci ostiniamo a non voler vedere.
Non sono calamità naturali, sono conseguenze delle nostre azioni.

Come ripeteva mia nonna contadina: «Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso». Abbiamo le nostre responsabilità, aggravate dal fatto che non si tratta di flagelli sconosciuti o imprevedibili, anzi. Ad esempio
l'ultima in ordine di tempo, la peste suina africana, è stata ampiamente preconizzata dall'EFSA, con monitoraggi periodici, campagne di sensibilizzazione, individuazione di "aree di preoccupazione" proprio nell'Europa del sud-ovest.

«La catastrofe non è una questione di destino. È una questione di scelta» (Georges Monbiot, Miracle of reduction, www.monbiot.com, 24 ottobre 2021).

Ricordiamocene quando, fra qualche mese o qualche anno, arriverà il razionamento dell'acqua potabile. Dovremo renderci conto che per tanti anni l'abbiamo considerata inesauribile e gratuita e quindi l'abbiamo anche sprecata, in acquedotti colabrodo, in opere idrovore, in investimenti disattenti, in pratiche quotidiane irresponsabili. Per non arrivarci, dobbiamo pensarci – e cambiare – adesso.

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