Stampa questa pagina

Digressioni sulla pesca a mosca

C'è una modalità originale per conoscere i fiumi e i pesci che lo abitano: la pesca a mosca. Per le sue particolari caratteristiche tecniche è un tipo di pesca che consente, con alcuni semplici accorgimenti, di rilasciare senza danno le proprie catture perché il fine non è la "predazione", ma piuttosto la conoscenza di un mondo senza tempo.

  • Marco Baltieri*, Stefano Fenoglio**
  • Maggio 2021
  • Lunedì, 10 Maggio 2021
Pesca a mosca in un torrente  (Foto S. Bisio) Pesca a mosca in un torrente (Foto S. Bisio)

 

Cosa c'è che avvicina di più il Piemonte al Giappone? Certo, le risaie e la grande industria automobilistica, ma c'è anche un aspetto molto meno conosciuto e altrettanto interessante, proprio per una 'somiglianza' che va oltre la distanza geografica.

Ai due opposti angoli del mondo, in Valsesia e nelle valli montane giapponesi, si sono conservate due tradizioni di pesca alla trota che utilizzano imitazioni di insetti (in piume e filo di seta), canne di tre o quattro metri (in bamboo in Giappone, in "canna di Nizza" in Piemonte) e lunghe lenze di crine di cavallo intrecciato.

Queste forme eleganti di pescare lungo i torrenti montani - arrivate a noi dal passato - si sono riscoperte negli ultimi anni e i maestri di queste "arti minori" si sono incontrati in più di un'occasione, con una sorta di gemellaggio tra "valsesiana" e "tenkara" (così si chiama l'antica tecnica giapponese).

La pesca a mosca

Una storia affascinante che ha suscitato un grande interesse in giro per il mondo ma non finiscono qui le scoperte che possiamo fare in Piemonte, seguendo le tracce della "pesca a mosca", e cioè quella tecnica che utilizza imitazioni di insetti avvolgendo peli, penne e seta su piccoli ami.

 

Nel video, Il pescatore completo/The complete fisherman, con protagonista Arturo Pugno, il maestro della valsesiana, che incontra Yvon Chouinard, uno delle figure mitiche dell'alpinismo californiano, pescatore a mosca (e fondatore di Patagonia, leader delle attrezzature e dell'abbigliamento sportivo, oltre che molto impegnata nella tutela dell'ambiente).

Tra la seconda metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, Torino è stata la culla dello spirito sportivo di derivazione anglosassone, dal canottaggio, all'alpinismo, al foot-ball, al ciclismo, fino agli sport invernali. Spesso promosse dalle aristocrazie piemontesi vecchie e nuove, queste attività all'aria aperta si "specializzano" e si codificano, seguendo quanto accade nei principali Paesi europei. Anche la pesca - e in particolare la pesca a mosca "all'inglese" - segue questa evoluzione e, se si vuole parlare di modelli aristocratici, è nota la passione per trote e torrenti della sovrana, la Regina Elena del Montenegro.

Questa della pesca a mosca "all'inglese" (in realtà internazionale, con "scuole" americane, francesi, ecc.) vanta una tradizione lunghissima, documentata fin dalla fine del Medioevo, con una imponente produzione libraria di trattati, racconti, immagini e veri e propri "classici" della letteratura (come The Compleat Angler di I. Walton e C. Cotton, ripubblicato infinite volte a partire dal 1653). Un po' come per la storia dell'alpinismo, anche per la pesca a mosca ci sono due fattori (tipici della cultura tra Ottocento e Novecento) che sono interessanti da notare.

Molto più che 'andare a pesca'

Prima di tutto, non si tratta tanto di "prendere pesci", così come per l'alpinismo non si tratta di "conquistare" le cime, quanto di pescareby fairy means, espressione (usata dal famoso alpinista britannico A.F. Mummery) che potremmo tradurre come "in modo elegante e leale", forse il più vero dei significati originari del termine "sport". L'adozione di un codice di comportamento ben preciso, l'auto-limitazione degli strumenti utilizzati, anche un certo senso di appartenenza a un'élite, fanno della pesca a mosca un contesto culturale - oltre che una pratica - in grado di attraversare i secoli fino ai giorni nostri. Difficile non citare l'incipit del film In mezzo scorre il fiume (il romanzo è del 1976), di N. Maclean: "Nella nostra famiglia non c'era una chiara linea di demarcazione tra religione e pesca a mosca".

 

 

In secondo luogo, ancora una volta nell'alpinismo come nella pesca a mosca, è stato molto forte l'interesse scientifico per il contesto naturale in cui queste attività si svolgono, in particolare, nel nostro caso, per il meraviglioso mondo dei fiumi, dei pesci e degli insetti acquatici. Questi ultimi sono al centro dell'attenzione perché l'obiettivo, nella pesca a mosca, è proprio quello di convincere il pesce che l'imitazione che abbiamo costruito e che gli proponiamo è del tutto simile all'insetto naturale. Da qui, un grande sviluppo degli studi entomologici in questo settore e la pubblicazione di innumerevoli manuali per il riconoscimento dei diversi ordini di insetti.

Un altro elemento che aggiunge fascino alla pesca a mosca "all'inglese" sono le tecniche di lancio. Qual è infatti il problema? Lanciare a una certa distanza e con grande precisione una piccola imitazione di insetto (una "mosca", appunto) che praticamente è senza peso, deponendola delicatamente sulla superficie dell'acqua nei pochi centimetri quadrati in cui pensiamo ci possa essere un pesce in agguato. Questo è possibile facendo elegantemente volteggiare una lunga lenza (piuttosto spessa, quindi dotata di un certo peso e un tempo di seta, oggi sintetica), detta "coda", con delle tecniche di lancio complesse e spettacolari nella loro raffinatezza.

Un'attività rispettosa dell'ambiente fluviale

La pesca a mosca, oltre al suo valore storico ed estetico, mantiene anche oggi un notevole interesse, come attività rispettosa dell'ambiente fluviale e "sostenibile", pur nel difficile contesto attuale. Inoltre, è un ottimo mezzo per avvicinarci al meraviglioso mondo dei fiumi e dei torrenti, per imparare a conoscerli, rispettarli e tutelarli. Abbiamo bisogno di frequentare questi ambienti, oggi spesso abbandonati e "marginalizzati".

Per le sue particolari caratteristiche tecniche, la pesca a mosca consente, utilizzando alcuni semplici accorgimenti, di rilasciare senza danno le nostre catture (catch and release), proprio perché, come si è detto, il fine non è la "predazione", ma piuttosto l'immersione nel mondo senza tempo del fiume e l'incontro con quegli esseri meravigliosi che sono i pesci.

 

La foto della pesca a mosca pubblicata in home page è di S. Bisio. 

*Marco Baltieri - Associazione Tutela Ambienti Acquatici e Ittiofauna-ODV (ATAAI-ODV).

**Stefano Fenoglio – Università degli Studi di Torino (DBIOS), Centro per lo Studio dei Fiumi Alpini (ALPSTREAM). 

Entrambi collaborano con il CRIP - Centro Regionale Ittiofauna Piemonte 

 

 

Potrebbe interessarti anche...

Negli ultimi quarant'anni anche il birdwatching è cambiato, a partire dagli strumenti di osserva ...
A colloquio con il ricercatore geochimico piemontese Mauro Passarella, in forze all'Università d ...
Come sono considerati gli animali dall'ordinamento giuridico? Sono titolari di diritti, come ...
Dall'ultimo Rapporto Censis risulta che l'84 % degli italiani è impaurito dal clima "impazz ...