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Salviamo Jovanotti? O i quattro fratini?

Metti un concerto di Jovanotti a Rimini Terme, dove vivono quattro pulcini di fratino, specie protetta. E metti un gruppo di ambientalisti che denota l'inopportunità della location per l'evento. E voilà, nasce la diatriba tra chi vorrebbe fermare Jovanotti e salvare i quattro pulcini, o viceversa, mentre si sprecano considerazioni (anche) discutibili, come quanto scritto in un articolo, pubblicato su Il Foglio. 

  • Luca Marello
  • Luglio 2019
  • Giovedì, 18 Luglio 2019
Fratino eurasiatico (Charadrius alexandrinus)  | Di "Mike" Michael L. Baird, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1925411 Fratino eurasiatico (Charadrius alexandrinus) | Di "Mike" Michael L. Baird, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1925411

Mettere in uno shaker vari argomenti diversi tra loro e condire il tutto con un po' di retorica, può essere una narrazione adatta per un pubblico generalista, e sembrare perfino coerente, scorrevole, legittima e condivisibile. Ma non è questo il caso dei lettori di Piemonte Parchi, a cui proponiamo alcune considerazioni in merito un'annosa e antica diatriba: viene prima l'Uomo o la Natura? 

L'occasione nasce a commento di un recente articolo pubblicato su Il Foglio dove si sostiene che ogni "ambientalista" sia solito spacciarsi come abituale sostenitore dei diritti della Natura, comprese le "fumonisine (che) devono vivere". Le fumonisine sono micotossine, ovvero tossine prodotte da funghi, in questo caso dal genere fusarium. Con tutta evidenza, un modo - scorretto e, magari, inventato - per porre in ridicolo chi si erge paladino della biodiversità, a prescindere. Perchè, neanche la Santa Chiesa potrebbe sostenere la necessità di tutela della vita delle fumonisine. Sono composti chimici, punto. Al pari del tetraossido di diazoto, del bicarbonato di sodio o dell'acqua ossigenata. Questa è la forma della più abbondante e tossica tra le fumonisine, la Fumonisina B. E questa la descrizione che ne viene data: "Le fumonisine sono diesteri dell'acido 1,2,3-propano carballilico e varie 2-ammino-12, 16- dimetilpolidrossieicosano nelle quali i gruppi idrossilici dei carboni C14 e C15 sono esterificati con il gruppo carbossilico terminale dell'acido tricarballilico (Friend, 1983; Gelderblom, 1988)

A quale "ambientalista" verrebbe in mente di prodigarsi per tutelare la "vita" di questo composto chimico?? Alla stessa stregua, c'è forse qualcuno che ha pensato di fondare la Lega per la tutela dell'acetilene? O il comitato a protezione del bromuro di sodio?? Al massimo si può parlare di come contrastarne gli effetti (quanto mai dannosi, questo sì che è vero!), al pari delle modalitrà usate con la tossina botulinica o con le emotossine contenute nel veleno di vipera, solo più complicato.

Cosa c'entra la piralide?

Sulla gestione delle fumonisine e della loro contaminazione del mais e dei suoi derivati, c'è parecchia letteratura nonchè norme e regolamenti (es. Regolamento CE/1126/2007 ). In questo caso, il riferimento fatto nell'articolo dal quale prendiamo spunto era, probabilmente, riferito alla piralide (es. Ostrinia nubilalis) diffusa in Italia centrale e settentrionale e che utilizza come piante ospiti il mais... ma anche molte altre.
Certo, questo lepidottero stressa le piante e le rende più vulnerabili all'attacco di funghi, al pari di molti altri fattori come, ad esempio, quelli climatici. In ogni caso la lotta alla piralide si fa da parecchio tempo e si continuerà a fare con vari metodi (agronomici, chimichi, biologici) e, in ogni caso, i funghi possono insediarsi e produrre le loro micotossine "grazie" a parecchi altri fattori, oltre alla piralide. Ed è per questo che, oltre al contenimento della piralide, anche a livello industriale, vengono messi in atto metodi di controllo e contenimento della contaminazione da fumonisine.

Un ambientalista, al massimo, si potrebbe prodigare affinchè la lotta alla piralide (non alle fumonisine!!!) sia di tipo prevalentemente biologico e agronomico e non chimico, ma dovrebbe risultare raro trovare qualcuno, pure se ambientalista, contrario alle coltivazioni di mais (pratica secolare) per tutelare le fumonisine!
Questo per dire che la dicotomia 'Uomo versus Natura'... posta in questi termini... parrebbe piuttosto forzata. Così come la necessità di porre tutto in contrapposizione, mentre alla fine, a rimetterci sono i "quattro pulcini": la banalizzazione della loro tutela in favore di entità superiori - come la musica, il ballo, lo sport - persegue quell'antropocentrismo che ci sta portando a condizioni invivibili sul nostro Pianeta. 

Ed è paradossale che mentre si fa della facile ironia su quattro pulcini, due ranocchie o tre paperelle, escano d'altro canto  importanti 'titoloni' sulla perdità di biodiversità, sui cambiamenti climatici, sui problemi degli insetti impollinatori, noncuranti del fatto che tutti questi fattori siano in stretta connessione con i singoli pulcini, lupetti o bruchetti. 

Il valore della tutela

Il nostro lavoro ce lo insegna, quotidianamente: attraverso piccoli e apparentemente inutili dinieghi, si può contribuire a salvaguardare ambienti naturali, affinchè vengano preservate condizioni idonee a ospitare varietà animali e vegetali. Questo implica, a volte, rinunce e limitazioni determinate richieste, che siano di natura economica o promozionale: perchè se distruggo, ad esempio, un sito di riproduzione del Pelobate fosco... non basterà ributtarci dentro quattro rospetti.

Qualcuno poi dovrebbe spiegare all'intera Umanità, il motivo imprescindibile per cui è obbligatorio fare concerti sulle spiagge o su alte cime, o far passare carovane di ciclisti in luoghi protetti oppure, ancora, organizzare raduni di fuoristrada alle porte dei parchi. Spesso si tratta di eventi importanti, con un'organizzaizone costosa e complicata che, anche se fatta con mille attenzioni, lascia dietro di sè un impatto rilevante a livello ambientale.

"Perchè? Qual è la necessità?", dovrebbe essere la domanda cui dare risposta. Conoscere le motivazioni che stanno dietro a determinate scelte e quali sono - se ci sono - le alternative possibili. Solo dopo aver soddisfatto questa conoscenza, potremmo parlare di ambientalismo e ambientalisti e fare buona comunicazione. 

 

 

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