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Mentre si scalda il Pianeta, aumenta la CO2 in atmosfera

Il clima è protagonista, fino al 17 novembre a Bonn, in Germania, nella Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima (COP23) che vede la partecipazione di oltre 190 delegati da tutto il mondo e che si è aperta ufficialmente lunedì scorso, 6 novembre 2017

  • Redazione
  • Novembre 2017
  • Mercoledì, 8 Novembre 2017
Mentre si scalda il Pianeta, aumenta la CO2 in atmosfera

Obiettivo della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima resta concordare le regole per l'applicazione dell'accordo di Parigi (COP21), entrato formalmente in vigore il 4 novembre 2016, che mira a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto al periodo preindustriale.

La tendenza a lungo termine della temperatura media superficiale del pianeta va nella direzione sbagliata. Gli ultimi tre anni, infatti, sono stati gli anni più caldi mai registrati finora, con una temperatura media globale superiore di 1,1°C rispetto al periodo preindustriale.
Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio "Modellistica climatica e impatti" dell'ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile - spiega che "nonostante negli ultimi tre anni la quantità di CO2 immessa nell'atmosfera dalla combustione di combustibili fossili sia rimasta pressoché stabile, la concentrazione in atmosfera ha raggiunto valori eccezionali, con livelli medi atmosferici di CO2 che hanno raggiunto nel 2016 le 403 parti per milione (ppm), il 44% in più rispetto ai livelli preindustriali.

 

Perchè c'è tanta CO2 in atmosfera

Ma c'è una ragione abbastanza semplice per cui la recente stabilizzazione delle emissioni globali non si è tradotta in una stabilizzazione della concentrazione dei livelli di CO2 in atmosfera. Un pianeta più caldo rende sia la biosfera che l'oceano meno efficienti nell'assorbire CO2 dall'atmosfera. L'oceano e la biosfera terrestre assorbono attualmente solo il 50% delle emissioni di CO2, mentre il restante 50% delle emissioni continua quindi ad accrescere la concentrazione presente in atmosfera", spiega lo scienziato.
La soluzione, dunque, rimane una sola: bisogna tagliare drasticamente le emissioni di CO2 in atmosfera e per questo, la Commissione europea ha posto come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 del 40% al 2030 e dell'80% al 2050 rispetto ai valori del 1990 (quando nell'Unione europea è stato raggiunto il picco).

In questa prospettiva, diventa particolarmente importante seguire a Bonn le misure concrete che Cina e Stati Uniti vorranno mettere in campo per ridurre in maniera drastica le emissioni, considerato che dei 36 miliardi di tonnellate di CO2 a livello globale ogni anno, il 30% è emesso dalla Cina, il 15% dagli Stati Uniti e solo il 10% dall'Europa.

L'importanza dell'Antartide nel sistema climatico

E proprio nelle giornate di Bonn, una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications  ha spigato come, in Antartide, il vento sia motore del clima nella formazione e nell'estensione del ghiaccio marino, elemento fondamentale del sistema climatico.
La ricerca - condotta dai ricercatori italiani del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (attuato dall'Enea per gli aspetti logistici e dal Cnr per la programmazione e il coordinamento scientifico http://www.pnra.it) in collaborazione con colleghi francesi, nell'ambito dei progetti internazionali HOLOCLIP e TALDICE  e di un dottorato di ricerca svolto in collaborazione tra le università di Trieste e Siena dalla dott.ssa Karin Mezgec - ha, per la prima volta, spiegato i processi ambientali che hanno guidato la variabilità del ghiaccio marino e la presenza dei pinguini e degli elefanti marini durante gli ultimi 10 mila anni nel Mare di Ross in Antartide.

"Il nostro studio - spiega Massimo Frezzotti ricercatore dell'ENEA - ha messo in evidenza come i venti che spirano in Antartide abbiano un ruolo fondamentale, analogo (se non addirittura superiore) a quello delle temperature e delle precipitazioni, nel guidare il clima e nel condizionare gli ecosistemi polari. I modelli climatici devono essere in grado di riprodurre la forza e la persistenza dei venti negli ultimi millenni per simulare i cambiamenti climatici in Antartide indotti dall'utilizzo dei combustibili fossili".

Le relazioni tra atmosfera, ghiaccio marino e sedimenti

"Per la prima volta è stato creato un legame di conoscenza fra i dati atmosferici, le carote di ghiaccio e le carote dei sedimenti marini. Grazie alle diatomee, alghe silicee che dominano nei freddi mari antartici, si è potuto capire che l'ambiente marino, dalla colonna d'acqua ai sottostanti sedimenti, ha risposto alle variazioni dell'estensione dei ghiacci ed in ultima analisi alle variazioni climatiche negli ultimi 10 mila anni. La presenza-assenza di alcune specie caratteristiche ha evidenziato la grande variabilità climatica di questa finestra temporale così vicina al nostro mondo attuale" affermano Ester Colizza, sedimentologa, e Romana Melis, micropaleontologa del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell'Università di Trieste.

Inoltre - a livello di ecosistema - si è capito come "la variabilità dell'estensione e della persistenza del ghiaccio marino abbiano condizionato nel tempo l'evoluzione delle aree costiere e l'accessibilità alle spiagge, offrendo agli elefanti marini e ai pinguini di Adelia diverse opportunità di colonizzare le coste del Mare di Ross, condizionandone anche la dieta, come testimoniato dal ritrovamento di numerose colonie abbandonate che conservano la stratigrafia delle diverse fasi di occupazione", spiegano Carlo Baroni e Maria Cristina Salvatore (docenti del Dipartimento Scienze della Terra dell'Università di Pisa e ricercatori associati del CNR-IGG di Pisa).

I risultati della ricerca assumono un ruolo particolarmente importante nell'analisi di quei meccanismi che guidano la variabilità del ghiaccio marino a causa delle forzanti ambientali naturali e antropiche, finora non ancora del tutto compresi.

 

 

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